Joe Jordan, uno squalo a San Siro

Non fatevi ingannare da Aaron Hickey, sorprendente terzino sinistro 18enne del Bologna, e da Liam Henderson, che l’anno scorso era all’Hellas Verona in A: il numero di calciatori scozzesi che ha militato nel massimo campionato italiano è veramente ridotto. Oltre ai due citati, infatti, in serie A hanno militato il grande Denis Law (Torino), Graeme Souness (Sampdoria) e Joe Jordan, di cui oggi vogliamo raccontarvi la storia.

Un diamante grezzo a Greenock

Joe Jordan idolo della nazionale scozzese (foto Storie di Calcio)

Joe Jordan nasce il 15 dicembre 1951 a Carluke, cittadina di 13.300 abitanti nel South Lanarkshire, 24 miglia a sud-est di Glasgow e nella sua gioventù è stato un accanito tifoso del Celtic.
Joe inizia la sua carriera da calciatore nelle giovanili del Blantyre Victoria F.C., prima di passare al Greenock Morton, dove esordisce in prima squadra nel 1968 con un contratto part-time. Nonostante nelle due stagioni in First Division (l’attuale Premiership) non lasciò minimamente il segno, con appena 1 gol nelle 8 partite giocate, Joe Jordan venne notato e acquistato nell’estate del 1970 dal Leeds United.

The Jaws

Joe Jordan ai tempi del Leeds United (Foto di Bob Thomas Sports Photography via Getty Images)

Ma come?! Il Leeds United che lottava quasi ogni stagione per il titolo di campione d’Inghilterra negli anni ’70 aveva acquistato un giovanotto scozzese sconosciuto per 15.000 sterline?! Ebbene si. E le parole di Don Revie, manager dei Whites che andò di persona percorrendo da solo in macchina i 400 km che dividono Leeds da Greenock, ai suoi giocatori il giorno dell’acquisto suonarono come più di un presagio:

“Non so se diventerà il calciatore che penso io, questo solo il tempo potrà dircelo. So solo che verrete da me a supplicarmi di metterlo in squadra con voi nelle partitelle di allenamento”.

L’inizio non fu dei migliori e Joe fu relegato nella squadra riserve. Peraltro, in una delle prime partite in Inghilterra perse due denti dell’arcata superiore dopo essere stato preso a calci in faccia durante una mischia in area di porta. Anche se i denti persi furono sostituiti da protesi dentarie, Jordan ha giocato la sua intera carriera senza le protesi per motivi di sicurezza, usanza che gli dava un’espressione molto particolare e che gli diede il soprannome di The Jaws, ovvero il titolo originale del film “Lo squalo”.
Dopo due stagioni di “sviluppo”, Jordan esplose nell’annata 1972/73, realizzando 12 gol in 34 partite e disputando la finale di Coppa delle Coppe, persa ironia della sorte proprio contro il Milan per 1-0; Joe è ormai lanciato: a settembre 1973 debutterà in nazionale, diventando subito un eroe per la Tartan Army con il gol decisivo contro la Cecoslovacchia per la storica qualficazione, dopo 16 anni di assenza, ai mondiali di Germania 1974, venendo ovviamente convocato e dove Jordan realizzò anche due reti. Pochi mesi prima dei mondiali, il Leeds vinse il suo secondo titolo di Inghilterra, e Joe nel frattempo diventato il centravanti titolare della squadra di Don Revie.
Jordan rimase al Leeds fino a gennaio 1978, ma l’ultimo episodio degno di nota fu il 28 maggio 1975 al Parco dei Principi di Parigi: Joe giocò infatti interamente la finale di Coppa dei Campioni, persa dai Whites contro il Bayern Monaco per 2-0.
Nei mondiali di Argentina 1978, probabilmente i migliori della Scozia nonostante la consueta eliminazione al primo turno, Joe realizzò la rete del momentaneo svantaggio nella decisiva sconfitta contro il Perù.
Come detto, l’avventura di Jordan al Leeds finì due anni e mezzo dopo, acquistato dal Manchester United per 350.000 sterline. Le tre stagioni e mezza al Manchester United furono più profiliche (41 reti in 126 partite) rispetto alle sei e mezza con i Leeds United (47 reti, ma in 223 partite), ma ironia della sorte non portarono nessun trofeo in bacheca: solo una finale di FA Cup persa contro l’Arsenal per 3-2. Nel 1980, in un replay del 3° turno di FA Cup, il portiere del Tottenham, Milija Aleksic, ruppe la mascella a Jordan in uno scontro, a quanto pare una sorta di vendetta perchè Jordan aveva “caricato” l’estremo difensore degli Spurs nei calci d’angolo durante tutto l’arco della partita.
L’esperienza di Joe ai Red Devils terminò nel 1981, destinazione Italia…

“Squalo, calcia di nuovo per noi”

Joe Jordan dopo un gol realizzato in Coppa Italia all’Inter (Foto Ap di Carlo Fumagalli)

Giunto all’età di 30 anni, dopo aver fatto la “guerra” contro le difese delle squadre inglesi per una dozzina d’anni, Joe decise di trasferirsi in Italia, più precisamente al Milan reduce dalla sua prima stagione di Serie B della sua storia. Jordan è però già in declino e la sua stagione, esattamente come quella della sua squadra, è disastrosa: solo 2 gol in 22 partite e clamorosa nuova retrocessione dei rossoneri in B, la prima “conseguita” sul campo.
Nonostante un rendimento qualitativo decisamente basso, Joe entra nel cuore dei tifosi che gli dedicano lo striscione “Shark kicks again for us”.
Come fare per ripagare l’affetto dei tifosi? Jordan “scelse” di riportare il Milan in serie B con i propri gol, ben 10 di cui 9 di testa, in un campionato come quello cadetto più fisico e meno tecnico, e dove Joe si è sentito maggiormente a suo agio. Che coppia in attacco con il giovane Aldo Serena…
Scaduti i due anni di contratto con i rossoneri, Jordan si trasferì al Verona per affiancare Giuseppe “Nanu” Galderisi nel settore offensivo dei gialloblù. Prima della (deludente) esperienza al Bentegodi, Jordan partecipò alla spedizione mondiale scozzese a Spagna 1982, realizzando una rete nel pareggio per 2-2 contro l’Unione Sovietica e diventando l’unico calciatore della Scozia ad aver realizzato almeno un gol in 3 edizioni diverse della Coppa del Mondo.
Terminare anche l’esperienza con il Verona, Jordan decise di concludere il soggiorno italiano. A distanza di anni però, ebbe parole di elogio per l’Italia e per il campionato italiano:

“Il trasferimento al Milan, uno dei più grandi club del mondo, è stata la migliore mossa della mia carriera e mi ha fatto realizzare il sogno di giocare all’estero in un campionato importante”

Jordan e la sua famiglia sono rimasti legati all’Italia: uno dei suoi due figli infatti attualmente vive e lavora nel Bel Paese.

Il finale di carriera

Joe Jordan faccia a faccia con Rino Gattuso (foto milanlive.it)

Lo Squalo dopo l’esperienza italiana decise di tornare in Inghilterra, dove terminò la carriera con 2 stagione in massima serie al Southampton e 3 stagioni in Third Division al Bristol City, con il quale iniziò la sua carriera da allenatore svolgendo il ruolo di player-manager nelle ultime 2 stagioni.
In particolare, la prima stagione al Southampton è stata molto positiva, con 12 gol realizzati e la qualificazione in Coppa Uefa.
La sua migliore stagione da manager è stata la 1991/92 sulla panchina degli Hearts, arrivando secondo in campionato a soli (si fa per dire…) 9 punti dai Rangers campioni di Scozia e precedendo il Celtic per un punto.
La sua carriera da manager non ebbe grossi picchi, ma di lui si ricorda il faccia a faccia con Rino Gattuso al termine di Milan v Tottenham di Champions League, stagione 2010/2011, quando Joe era assistant manager di Harry Redknapp.
Jordan è universalmente ricordato con grande piacere dalle tifoserie delle squadre dove ha giocato: un calciatore dalla grande fisicità, un vero e proprio guerriero in campo che dava tutto per la maglia per cui giocava. E questo spesso ai tifosi basta…