Jim McLean, l’uomo della storia del Dundee United

Esistono club nella storia del calcio che vengono ricordati sopratutto per un personaggio che ha scritto, più di tutti, il maggior numero di capitoli importanti della storia del club. Ci viene in mente Bob Paisley per il Liverpool o Brian Clough per il Nottingham Forest. Poi c’è chi, come Sir Alex Ferguson, non può essere collegato ad un solo club, semplicemente perchè ha vinto più della metà dei titoli vinti in tutta la storia di Manchester United e Aberdeen. Ma questa è un’altra storia.

GLI ALBORI DEL CLUB

Il Dundee United è un club fondato nel 1909 con il nome di Dundee Hibernian e che ha assunto la denominazione attuale solo nel 1923. Per 62 anni, il club non aveva combinato granchè: un continuo sali e scendi tra First e Second Division, 3 semifinali di coppe nazionali e poco altro.
Con l’abbandono dopo 12 anni di Jim Kerr, manager che aveva riportato in pianta stabile lo United in First Division e aveva portato il club per la prima volta in Europa, ai dirigenti dei Tangerines venne un’idea geniale. E, a dirla tutta, non dovettero andare tanto distanti per realizzarla. Avevano infatti visto che, a pochi metri di distanza da Tannadice, c’era una squadra, il Dundee Football Club, che correva sempre il doppio degli altri. Il loro allenatore (attenzione, non il manager ma l’allenatore) si chiamava Jim McLean e a lui fu offerto il posto lasciato vacante nel dicembre 1971 da Jim Kerr. McLean accettò e iniziò la sua carriera manageriale ad appena 34 anni.

L’ALBA DI MCLEAN

La prima cosa che McLean fece fu quella di potenziare il settore giovanile e la scelta si rivelò vincente, perché durante i 22 anni dell’epoca-McLean l’intelaiatura di squadra di giocatori giovani e provenienti dal settore giovanile dello United è stata una costante.
Inizialmente in campionato la squadra in First Division stentò, posizionandosi sempre nel centro-classifica con un lampo, nel 1974: la prima finale di Scottish Cup nella storia, persa nettamente contro il Celtic.
Nelle stagioni 1975/76 e 1976/77 ci furono due importanti punti di svolta: nella prima, i Tangerines evitarono la retrocessione dalla neonata Premier League all’ultima giornata proprio ai danni del Dundee; nella seconda gli uomini di McLean centrarono la qualificazione in Coppa Uefa, la prima di 14 partecipazioni consecutive. Tantissime.

ARRIVANO I PRIMI TRIONFI

Il primo, storico, trionfo per il Dundee United è stata la League Cup del 1979, vinta al replay (disputato, ironia della sorte, a Dens Park, casa dei cugini del Dundee) contro l’Aberdeen di Sir Alex Ferguson con un perentorio 3-0, in quella sfida che comunemente viene chiamata New Firm, in contrapposizione con l’antico Old Firm tra Rangers e Celtic.
L’anno successivo, i Tangerines vinsero ancora la League Cup, sconfiggendo questa volta proprio il Dundee, ancora con un 3-0. Paul Sturrock, centravanti dello United, autore di una doppietta in quella finale, disse che “sarebbe stato impossibile perdere quella finale, la vita in città sarebbe stata insostenibile e noi non avremmo potuto più guardare negli occhi i nostri tifosi”. Sempre nel 1979/80, lo United sfiorò un clamoroso double, perdendo la finale di Scottish Cup solo al replay contro i Rangers, mentre nel 1980/81 gli arancioneri persero, sempre contro i Rangers, la finale di League Cup, sempre al replay. Proprio quella delle finali perse è il vero e proprio cruccio di McLean: in 11 atti conclusivi, solo due vittorie, ovvero quella sopracitate, con occasionissime perse proprio in Scottish Cup contro St Mirren e Motherwell.

LA MERAVIGLIA DEL 1983

Jim McLean portato in trionfo dopo la vittoria della Premier League 1983 (foto: thesefootballtimes.co)
Jim McLean portato in trionfo dopo la vittoria della Premier League 1983 (foto: thesefootballtimes.co)

Il vero capolavoro di McLean e del suo Dundee United fù il campionato 1982/83.
La stagione iniziò alla grande per i Tangerines, che, fino al derby di Capodanno compreso, persero solo una volta, 5-1 ad Aberdeen. Per il resto, riuscirono a battere i Rangers e ad uscire indenni dalla sfida con il Celtic.
Ma la doppia sconfitta a inizio gennaio, nuovamente contro l’Aberdeen (questa volta in casa) e a Glasgow contro i Rangers, fece precipitare la situazione, con gli uomini di McLean scivolati al terzo posto con 6 punti da recuperare al Celtic (e soli 2 punti assegnati per vittoria).
La reazione della squadra fù grandiosa e nelle successive 10 partite gli Arabs totalizzarono ben 16 punti, arrivando allo scontro diretto di Celtic Park con 1 solo punto da recuperare. Lo scontro diretto però non andò come sperato e gli Hoops si imposero per 2-0, ricacciando il Dundee United a -3 con sole 6 partite da disputare.
A questo punto, arrivò la svolta. I Tangerines vinsero tutte e 6 le partite rimanenti, compreso il nuovo scontro diretto, giocato di mercoledì sera a 2 settimane di distanza dal precedente e sempre a Celtic Park, con un soffertissimo 3-2 e con le 3 reti realizzate da Hegarty, Bannon su rigore e Milne, ironia della sorte rispettivamente un difensore e due centrocampisti.
Il Celtic accusò il colpo e perse anche il sabato successivo ad Aberdeen, con i Reds che, assieme allo United, superarono i biancoverdi in classifica, posizionandosi al primo posto in graduatoria.
Importantissimo fu il recupero infrasettimanale disputato dall’Aberdeen a Easter Road, casa dell’Hibernian, terminato con il punteggio di 0-0 e che permise al Dundee United di conquistare la vetta solitaria della classifica con soli 180′ da disputare.
Si arrivò all’ultima giornata con i Tangerines in vantaggio di 1 solo punto su Celtic e Aberdeen. Il rischio di spareggio ad Hampden era concreto, visto che allo United sarebbe bastato vincere, ma un pareggio e una contemporanea vittoria di un gol del Celtic nell’Old Firm contro i Rangers avrebbe portato allo spareggio.
Ironia della sorte, lo United giocava il derby in casa del Dundee, i cui sostenitori tutto volevano, meno che vedere i loro dirimpettai vincere un titolo a casa loro.
Quel giorno a Dens Park ufficialmente c’erano 29.106 spettatori, ma in realtà la gente che riuscì ad entrare allo stadio fù molta di più. Il Dundee United partì alla grande realizzando due gol nei primi 11 minuti con Milne e Bannon e a nulla servì la rete di Ferguson per i padroni di casa: il Dundee United si laureò campione di Scozia, per la prima e unica volta nella sua storia. Ed è incredibile pensare che McLean abbia conquistato tutti e 3 i trofei da manager del Dundee United in casa dei rivali cittadini.

L’EUROPA: CROCE E DELIZIA

La finale di Coppa Uefa contro il Goteborg in un Tannadice stracolmo (foto: thesefootballtimes.com)

Il più grande rimpianto per McLean è non essere mai riuscito a vincere in Europa. Fa un po’ strano a dirlo, visto che le squadre scozzesi hanno vinto appena 4 trofei in campo europeo, ma il suo United andò vicino per ben 4 volte.
Nella Coppa Uefa 81-82, i Tangerines andarono prima a vincere per 5-2 in casa dei forti francesi del Monaco, ma soprattutto ribaltando successivamente il 2-0 patito in casa del Borussia Mönchengladbach, schiantandolo per 5-0 a Tannadice. La sua corsa, incredibilmente, si fermò ai quarti di finale contro gli jugoslavi Radnički Niš, vincendo prima 2-0 in Scozia e venendo poi battuti per 3-0 in Jugoslavia.
L’anno successivo, sempre in Coppa Uefa, la corsa si fermò ai quarti di finale contro i cecoslovacchi del Bohemians, ma non prima di aver eliminato alla grande il Psv Eindhoven e il Werder Brema.
Nell’83-84, in Coppa dei Campioni, il Dundee United eliminò i maltesi dello Spartans, i belgi dello Standard Liegi e gli austriaci del Rapid Vienna. In semifinale, contro la grande Roma di Liedholm, i Tangerines vinsero 2-0 in casa ma persero 3-0 all’Olimpico, in un doppio confronto infuocato sia in campo che fuori dal campo.
L’ultima cup-run fù quella dell’86-87, nuovamente in Coppa Uefa. Fu quella con i maggiori rimpianti, perchè gli Arabs arrivarono in finale, dopo aver battuto Lens, Universitatea Craiova, Hajduk Spalato ma soprattutto sia in casa che in trasferta il Barcellona nei quarti (si, avete letto bene) e successivamente in semifinale il Borussia Moenchengladbach, prima di arrendersi in finale al non irresistibile Goteborg, con una sconfitta per 1-0 in Svezia ed un inutile pareggio per 1-1 a Dundee.

IL RITIRO DAL CALCIO

Difficile parlare del ritiro dal calcio di Jim McLean, perchè di fatto non ha mai abbandonato The beautiful game.
Nel 1984, quando era ancora il manager, venne nominato Direttore del club, mentre nel 1988 diventò addirittura Presidente, ruolo che mantenne anche dopo essersi dimesso come manager nel 1993.
Le sue dimissioni da Presidente arrivarono nel 2000, anche se mantenne il 42% delle quote del club fino al 2002, quando le cedette a Eddie Thompson, uscendo dal suo amato club dopo 31 anni di fedelissima militanza.
McLean scrisse per il Daily Record, importante quotidiano scozzese, dando costantemente la sua visione sul Football sfrontata e senza peli sulla lingua. Nel 2006 criticò aspramente proprio Eddie Thompson, etichettandolo come “un vero e proprio disastro per il club”; il Presidente, dopo queste accuse, gli negò l’accesso alla tribuna d’onore di Tanandice.
Nel 2011 ricevette la laurea honoris causa in management dall’Università di Dundee, che gli fu conferita per le sue grandissime capacità manageriali dimostrate in carriera; nel 2015 fu introdotto nella Hall of Fame del Dundee United per essere stato “inconfutabilmente il manager più vincente della storia del club e i suoi successi difficilmente verranno superati nel futuro”, mentre nel 2018 i tifosi del Dundee United hanno iniziato a raccogliere i fondi per erigere la sua statua fuori Tannadice Park.

L’UOMO


Jim McLean e Alex Ferguson sono stati i veri protagonisti del calcio scozzese negli anni 80, anche se erano profondamente diversi tra loro: Ferguson era astuto, conviviale e affascinante, McLean era ammiccato, astemio e monotono. I media rispettavano McLean, ma quelli con i quali non andava d’accordo erano semplicemente banditi da Tannadice. Dietro un uomo apparentemente così forte e ottimista però, si celava in realtà una persona fortemente insicura perchè, come diceva lui stesso “il calcio è semplice, sono le persone ad essere difficili”.
Maurice Malpas, un terzino destro che ha militato tutta la sua carriera nel Dundee United (con 55 presenze in nazionale scozzese), disse che “tutti i calciatori venivano trattati da McLean alla stessa maniera. Anzi, tutti venivano trattati male alla stessa maniera. Volevamo proteggerci dalla sua rabbia e l’unico modo che avevamo per riuscirci era andare in campo, giocare gli uni per gli altri e vincere.”
Calcisticamente era però un fuoriclasse. Era un genio tatticamente, in grado di cambiare faccia alla sua squadra durante la partita più volte e sopratutto riusciva ad estrarre il massimo da calciatori non eccelsi sotto il profilo del talento, ma che con lui hanno reso al massimo, diversamente da qualsiasi altra squadra dove hanno militato.
Non per niente è considerato l’uomo della storia del Dundee United. E nella sua carriera, come da lui dichiarato più volte, ha rifiutato ingaggi 15 volte superiori a quello che percepiva a Tannadice, pur di legarsi a vita con il suo amato club.