Danzando per le strade di Raith

Il Fife è una regione scozzese, incastonata tra il Fiordo di Tay e quello di Forth, la cui città più grande è Kirkcaldy, con i suoi 50 mila abitanti e il suo soprannome, Lang Toun, a giustificare la piantina lunga e assottigliata.
Come per molte città della Scozia, l’orgoglio di Kirkcaldy è la sua squadra di calcio, il Raith Rovers, che prende il nome da Rath, che in gaelico vuol dire “residenza fortificata”.
Stark’s Park, il suo meraviglioso stadio che i suoi tifosi scherzosamente chiamano San Starko in onore di San Siro, ha una caratteristica unica: la sua Main Stand copre solo metà campo, mentre l’altra metà è vuota perchè dietro passa una strada e non c’è lo spazio per completare la tribuna.

L’ORGOGLIO DI KIRKCALDY

Stark’s Park con la sua curiosissima Main Stand sulla sinistra (foto Owen Pavey)

Orgoglio di Kirkcaldy dicevamo. Certo, il Raith Rovers può contare su una buona tifoseria, nonostante la squadra, in 137 anni di storia, abbia vinto appena 1 trofeo maggiore.
Correva l’anno di grazia 1994/95, stagione in cui i Rovers conquistarono la promozione in Premier Division, dopo un lunghissimo testa a testa con il Dundee e i loro acerrimi rivali del Dunfermline Athletic. Fu l’ultima promozione in massima serie: da allora il Raith Rovers ha iniziato un sali e scendi continuo tra seconda e terza serie che continua fino ai giorni nostri.
Basterebbe menzionare la vittoria della First Division per parlare di ottima stagione per i Rovers, ma la vittoria della League Cup la rese unica e memorabile. Già, perchè grazie anche a una serie di sorteggi favorevoli, i ragazzi del player-manager Jimmy Nicholl superarono per 5-0 il Ross County in trasferta, per 3-2 il Kilmarnock (unica squadra di Premier Division incontrata fino alla finale), per 1-3 il St Johnstone in trasferta e nella semifinale ebbero la meglio sull’Airdrieonians ai calci di rigore, dopo l’1-1 nei tempi regolamentari. Sorteggi favorevoli a parte, si trattò di una cup-run di grandissimo valore per un club giunto alla sua terza finale di coppa nazionale della storia, dopo quella di Scottish Cup persa nel 1913 e quella di League Cup, sempre persa, nel 1949.

DANZANDO SI, MA DOVE?!

Thompson ha parato il rigore di Galloway: esplode la gioia dei tifosi del Rovers (foto: The Celtic Star)


L’avversario della finale era il Celtic. Certo, non stiamo parlando del rullo compressore di oggi, anzi gli Hoops erano a secco di successi da 6 anni, ma il divario tra le due squadre era netto e i biancoverdi avrebbero conquistato, di lì a poco, la loro 30ma Scottish Cup battendo in finale l’Airdrieonians.
La partita, che si disputò ad Ibrox, la casa dei rivali storici del Celtic, era sulla carta a senso unico ma fu incredibilmente equilibrata. A passare inaspettatamente in vantaggio furono i Rovers al 19′, con un preciso tiro rasoterra del centravanti Stephen Crawford. La reazione del Celtic fu veemente e, dopo il palo colpito da Tom Boyd, il gol del pareggio arrivò con un colpo di testa di Andy Walker. A 6 minuti dalla fine della partita arrivò il gol degli Hoops che sembrava potesse essere decisivo, con Charles Nicholas lestissimo a ribadire in rete un pallone finito sul palo dopo un tiro dello stesso Walker.
Partita finita? Macchè. Due minuti più tardi, Gordon Dalziel gelò i canti di gioia dei tifosi del Celtic, depositando in rete un pallone derivante da una corta respinta dell’estremo difensore biancoverde, Marshall.
Dopo un nulla di fatto ai tempi supplementari, si andò ai calci di rigore. Dopo 11 tiri consecutivi realizzati, il capitano del Celtic, Mike Galloway, si fece parare il suo rigore dal portiere del Raith Rovers, Scott Thompson, che divenne l’eroe della serata, scatenando il tripudio tra i 15.000 supporters del Raith Rovers arrivati a Glasgow.
Mentre i giocatori in maglia dark blues alzavano la League Cup, il commentatore di BBC Scottish pronunciò la famosa frase “i tifosi danzeranno per le strade di Raith stanotte!”.
Lapsus freudiano o ignoranza del fatto che Raith non è una città, ma la squadra di calcio della città di Kirkcaldy?