Barry Ferguson, capitano mai domo

A cura di Francesco Carlesi
1997-2003. L’esordio e i trionfi con i Rangers

Il 10 maggio 1997 a Edimburgo la partita dei Rangers contro gli Hearts è una pura formalità. Il 9-in-a-row (nove titoli di fila) è stato appena conquistato ed i festeggiamenti sfrenati lasciano in secondo piano ogni cosa. Pochi si accorgono, quindi, di un ragazzino che al centro del campo esordisce mostrando una personalità fuori dal comune: Barry Ferguson. Tifoso storico della squadra, fratello di Derek che ha giocato con buoni risultati nei Light Blues sotto Souness, il 18enne comincia un’avventura che pochi immaginano sarà così vincente e travagliata.
Nell’annata 1997-98, Barry si trova chiuso da un giovane italiano emergente, Gennaro “Ringhio” Gattuso, e colleziona solo 7 presenze. La stagione finisce male, con il mancato 10-in-a-row e l’addio di Walter Smith, che passa la mano ad Advocaat.
Il nuovo mister acquista molti campioni stranieri, spesso esperti ed affermati (come Klos, Reyna e Numan), e per il giovane scozzese sembrerebbe profilarsi un futuro lontano da casa. Invece accade l’esatto contrario: non solo Fergie viene promosso titolare, ma diventa anche il regista della squadra. Perno e trascinatore, riesce a trasmettere lo spirito guerriero di Ibrox a compagni e tifosi, di cui diventa subito beniamino. La stagione 1998-99 si chiude in trionfo: i Gers conquistano il Treble disintegrando il Celtic 3-0 a domicilio e poi in Coppa di Scozia, offrendo un gioco veloce e spettacolare. Barry si dimostra a suo agio non solo in patria, ma anche in Europa. In Uefa, contro il Bayer Leverkusen, stupisce tutti gli osservatori con una prestazione da Man of The Match ed un assist geniale per Van Bronchorst. Davanti al Parma nel turno successivo, combatte alla pari contro Dino Baggio e Veron, dando il là all’azione del definitivo 1-1 in casa. Purtroppo il ritorno non è fortunato, sullo 0-1 Porrini si fa espellere ed i ducali rimontano 3-1, ma Ferguson può dirsi più che soddisfatto per le ottime recensioni che già ottiene dagli esperti.
Nella stagione successiva le cose vanno ancora meglio. Il gioco dei Gers migliora di gara in gara, il campionato viene conquistato con addirittura 21 punti di vantaggio sul Celtic e la Coppa di Scozia con un sonoro 4-0 all’Aberdeen. Il dominio appare incontrastato. Gli unici rammarichi vengono dalla Champions League. Nei preliminari viene colto uno dei risultati più belli della storia, con l’eliminazione del Parma detentore dell’Uefa, ma nel girone la sfortuna condanna gli uomini di Advocaat. A Monaco contro il Bayern risultano fatali tre legni ed il gravissimo infortunio di Mols, con la sconfitta per 1-0 che giunge su rigore, quando sarebbe bastato il pari per passare. Ma anche questa volta Barry si è attirato riconoscimenti prestigiosi, e le richieste di molte big europee si susseguono. Inutile aggiungere che in patria il premio per miglior giocatore della stagione è il suo.
Il 2000-01 sembrerebbe una formalità per la corazzata di Ibrox, ma invece i biancoverdi “risorgono” con O’Neill e si impongono 6-2 nel primo derby stagionale. All’interno dello spogliatoio qualcosa si rompe e la squadra non gira più come nelle fantastiche annate precedenti. Nonostante le prestazioni sempre ottime del suo regista, nessun trofeo viene conquistato, e anche in Europa arrivano delusioni. Dopo il 2-2 casalingo con il Monaco, che sancisce l’uscita di scena dalla Champions, Advocaat cerca di dare la scossa ad una squadra sempre più disunita facendo passare la fascia di capitano da Amoruso proprio a Ferguson, il gladiatore e leader che non si arrende mai. E’ questa una delle poche note positive della sua stagione, accanto al primo gol al Celtic nel derby “vendetta” finito 5-1. Old Firm che Ferguson vive e vivrà sempre come una guerra.
Il 2001-02 si apre senza gli acquisti sensazionali degli anni scorsi (De Boer e Flo solo per dirne due), e nei primi mesi il Celtic prende già il largo. Dopo la magica notte di Parigi in Uefa (vittoria ai rigori contro il PSG), Advocaat decide di diventare direttore tecnico e lasciare la mano all’allenatore emergente Alex McLeish, che sta sorprendendo alla guida degli Hibs. Molti tifosi storcono il naso, dopo le precedenti “abbuffate” di gioco e trofei questo sembra un ridimensionamento. Ma il nuovo mister fa il suo dovere, infondendo nuova linfa alla squadra e riuscendo a guidarla alla vittoria di entrambe le coppe nazionali. In Coppa di Lega, dopo il 2-1 al Celtic in semifinale, l’ultimo atto contro l’Ayr United è poco più di una formalità: 4-0 con Fergie che partecipa alla festa con un gol alzando il suo primo trofeo da capitano. In Coppa di Scozia la finalissima contro i cugini viene ricordata come una delle più belle per emozioni e cambiamenti di fronte. Sull’1-2 per gli avversari, Ferguson si inventa una punizione a giro memorabile che fa esplodere Hampden Park e sigla il pari che taglia le gambe ai biancoverdi. All’ultimo secondo Lovenkrands timbra lo storico 3-2 per il secondo alloro di Fergie capitano. In questa annata il nostro comincia a familiarizzare con i calci piazzati, e mette anche a segno 2 rigori nella doppia sfida europea col Feyenoord, purtroppo inutili.
E’ nel 2002-2003 che le sue qualità realizzative esplodono definitivamente. In campionato i centri sono addirittura 16, alcuni memorabili e fondamentali per il ritorno del titolo ad Ibrox. All’ultimo minuto dell’ultima gara di campionato contro il Dunfermline, Arteta sigla il 6-1 consegnando la vittoria ai Gers per differenza reti e scatenando la gioia di Ibrox. Anche le altre due coppe nazionali entrano in bacheca e Barry può così vantarsi di essere uno dei pochi capitani ad aver guidato i Light Blues ad un Treble.
2003-2021. L’Inghilterra e il ritorno ai Gers

Nella stagione successiva, Ferguson cede alle lusinghe della Premier League inglese e firma per il Blackburn Rovers. Una scelta dettata in primis dalle ragioni economiche della società e solo in parte dalla ricerca di nuovi stimoli del capitano, ma che comunque molti tifosi faticheranno a perdonare.
Barry giocherà un anno e mezzo in EPL, condizionato da un infortunio ma offrendo comunque buone prestazioni, al contrario di quello che molti critici di parte hanno voluto far passare. A testimonianza del suo carisma, indosserà la fascia di capitano, così come aveva già fatto con i Gers, con la Scozia e farà con il Birmingham City e il Blackpool. Comunque la nostalgia è troppo forte, e nel gennaio 2005 il figlio di Glasgow torna a casa (e lui, quasi per farsi perdonare, si farà tatuare le scritta “Every saint has a past. Every sinner has a future”). Ferguson diventa subito protagonista nella conquista della Coppa di Lega, ma soprattutto del titolo numero 51 nella giornata che passerà alla storia come “Helicopter Sunday”, che ancora popola gli incubi della sponda Green della città. Negli ultimissimi minuti, McDonald del Motherwell ribalta il Celtic con una doppietta, consentendo il sorpasso decisivo ai Gers che partivano indietro di 2 punti. L’1-0 all’Hibernian è abbastanza per dare il via alla festa, inaspettata e per questo ancora più dolce.
Nel 2005-06 Barry riottiene la fascia di capitano, ma da qui in poi le prestazioni (e le gioie) caleranno progressivamente. I Gers rimangono a mani vuote fino al 2008, quando arriva l’ennesima Coppa di Lega. Nel frattempo c’è stato l’addio a McLeish con un deludente terzo posto e la triste vicenda LeGuen (che lo aveva messo fuori rosa prima di essere esonerato), fino al ritorno del santone Smith in panchina nel 2007.
A fine 2008-09, i Rangers mancano l’appuntamento con la storia perdendo la storica finale Uefa contro lo Zenit, giocata allo stremo delle forze dal capitano, il quale raccoglie comunque la piccola gioia di diventare il calciatore scozzese con più presenze in Europa di sempre (82). Quasi più bruciante è la sconfitta in campionato, anche a causa di un calendario impossibile, lenita solo in parte dalla vittoria in Coppa di Scozia.
E siamo all’ultima stagione. Barry non vive un’annata particolarmente brillante (22 presenze in campionato, il minimo dal ’97), e i compagni trovano l’equilibrio anche con la coppia Edu-Davis al centro del campo, mettendo in fila l’allungo decisivo per il titolo mentre lui è fuori rosa. L’esclusione avviene per un gesto irriverente fatto in nazionale, che lo “banna” dalle convocazioni. Un peccato per chi con la maglia della aveva sempre tenuto testa ad ogni avversario, con il gol all’Italia nel 2007 quale momento più alto. Il suo gesto mette in evidenza il suo difficile momento psicologico, ma anche fisico, oltre che un carattere “fumantino”. Comunque, Barry viene riammesso in tempo per godersi i meritatissimi festeggiamenti per il “Double”, ma la storia d’amore con i Light Blues è al capolinea.
I nuovi stimoli questa volta prendono la forma del Birmingham dell’amico McLeish, che consente a Ferguson di misurarsi ancora una volta con un palcoscenico del calibro dell’EPL, dove si fa valere come sempre. Guidata dall’onnipresente scozzese (84 presenze tra campionato e coppe in due anni) la squadra conquista un ottimo nono posto nella prima stagione, per poi alzare la Coppa di Lega nel 2011, il secondo trofeo di tutta la storia del Club. Purtroppo l’euforia si spegne quando arriva un’inaspettata retrocessione per un punto di differenza con i Wolves. A questo punto Barry vive altre tre stagioni in Inghilterra, con il Blackpool in Championship (di cui sarà anche caretaker manager), prima di dedicarsi alla carriera di allenatore. L’inizio è altalenante con il Clyde, prima di ottimi risultanti nella Lowland League con i Kelty Hearts, segnati da quella grinta e carattere che non gli sono mai mancanti, e coronati dalla recentissima promozione in League Two. Tra i suoi impegni, lo spazio per i Gers c’è sempre, Barry non smette di sostenere la squadra e commentarla sui media in nome di un amore mai spento. D’altronde 15 trofei, 431 presenze, 61 reti e la palma di bandiera del club e miglior giocatore scozzese a cavallo del 2000 non si dimenticano facilmente…anzi, non si dimenticheranno mai.
