2006: l’impresa dei Piccoli Bulli

La Scottish Cup, esattamente come la sorella inglese della FA Cup, è considerata una competizione “magica” anche grazie ai suoi famosi Giant Killing. Cosa sono questi giganti che vengono “uccisi”? Semplicemente, sono le partite di Coppa in cui una squadra vince contro una di categoria superiore e la elimina dalla competizione.
E nelle sfide secche, che ci crediate o no, i Giant Killing non sono stati proprio eventi così unici nella storia della Scottish Cup. Come quella volta che il piccolo Clyde fu sorteggiato in casa contro i giganti, appunto, del Celtic.

La squadra del fiume Clyde

Broadwood Stadium, un autentico gioeiellino (foto Daily Record)

Il Clyde Football Club è una squadra storica nata a Glasgow nel lontano 1877 e che prende il nome proprio dal fiume che scorre presso Glasgow, essendo il club stato fondato proprio sulle sue rive nei pressi di Barrowfield, quartiere a sud-est della città a due passi da Celtic Park.
I suoi colori sono il bianco e il rosso e il club ha giocato inizialmente proprio a Barrowfield Park, prima di trasferirsi per quasi un secolo a Shawfield, a Rutherglen, cittadina confinante con Glasgow; nel 1994 infine, il Clyde si è spostato nel moderno e ampio Broadwood Stadium a Cumbernauld, distante però quasi 14 miglia dalla nativa Barrowfield.
La rivalità più acerrima dei suoi tifosi è quella con il Partick Thistle, altra squadra di Glasgow, mentre in termini di risultati sportivi il club ha vinto ben 3 Scottish Cup, nel 1939, nel 1955 e nel 1958, perdendo altrettante finali; nonostante questa ottima bacheca, considerando che stiamo parlando di un piccolo club, il Clyde manca dalla massima serie scozzese dal lontano 1975 e attualmente milita da club semi-professionistico in League One, dopo quasi una decade in League Two, l’ultima serie prima dei dilettanti scozzesi.
Nell’anno in questione, il 2005/2006, i Wee Bully (chiamati così probabilmente perchè il club e i suoi tifosi e forse i giocatori provenissero principalmente da Bridgeton e Barrowfield, una ristretta zona della classe operaia i cui abitanti avevano la reputazione appunto di “piccoli bulli”) non se la passavano malissimo, galleggiando infatti a centro-classifica della First Division, l’attuale Championship, e con il manager, Graham Roberts (ex giocatore di Tottenham e Rangers) che, non disponendo di grosse disponibilità economiche, aveva svolto il suo mercato estivo semplicemente tesserando i calciatori arrivati in prova a Broadwood.

I campioni in carica

Roy Keane all’esordio con il Celtic proprio contro il Clyde (foto Scottish Sun)

Gli avversari erano, come già detto, i giganti del Celtic, che nell’anno precedente avevano perso il titolo di Scozia all’ultima giornata, nella famosa domenica dell’elicottero, ma erano comunque riusciti a vincere la Scottish Cup.
Il manager Gordon Strachan disponeva di una rosa di prim’ordine, che infatti di li a breve avrebbe conquistato prima la League Cup e successivamente la Premier League: Artur Boruc in porta, linea difensiva composta da Paul Telfer, Du Wei, Stephen McManus e Ross Wallace, centrocampo con Shunsuke Nakamura, Neil Lennon, Roy Keane e Stephen Pearson e coppia d’attacco formata da John Hartson e Shaun Maloney. In panchina, pronti a subentrare gente come Aidan McGeady e Maciej Zurawski. Una vera e propria corazzata che come detto quell’anno in Scozia vinse tutto quello che c’era da vincere tranne la Scottish Cup, appunto.

Celtic “bullizzato”

Che impresa per i Wee Bully (foto Sns Group)

Sulla carta, come potete ben immaginare, non c’era praticamente partita. Oltre alla differenza evidente di categoria e di tasso tecnico, occorre sottolineare il fatto che l’età media dei giocatori del Clyde era inferiore ai 21 anni, con degli ottimi prospetti come Craig Bryson, che successivamente giocherà con il Derby County e con il Cardiff, ma pur sempre una squadra di ragazzini.
Gli occhi erano tutti puntati su Roy Keane, all’esordio assoluto con la maglia della sua squadra del cuore, dopo una carriera strepitosa con il Manchester United.
Eppure, il primo tempo fu letteralmente e incredibilmente dominato dai Wee Bully, autori di una frazione veramente strepitosa, con due reti annullate ingiustamente (erano entrambi regolari), un rigore sbagliato e due reti di pregevoli fattura di Bryson e Malone. Ad inizio ripresa poi, il Clyde colpì un palo con O’Donnell, prima di vedersi annullato un altro gol per fuorigioco dubbio.
E il Celtic in tutto ciò? Nulla assoluto fino all’82’, quando il neo-entrato Zurawski realizzò la rete del 2-1, ma nel finale prima Lennon, poi Hartson e infine uno spento Nakamura, non riuscirono a concretizzare le occasioni passate per i loro piedi e gli uomini di Graham Roberts (che ironia della sorte 6 mesi più tardi verrà licenziato per accuse razziste prima di vincere il ricorso per licenziamento ingiusto) scrissero la pagina più importante della storia del club negli ultimi 60 anni.

Il manager del Clyde, Graham Roberts a fine partita (foto Sns Group)